Villa Farinelli fu progettata dall’architetto Paolo Zanini nel 1896 per Giuseppe Farinelli, imprenditore discendete da una famiglia di Intra giunta a Locarno quindici anni prima. Giuseppe Farinelli fece fortuna con il commercio del grano e si sposò con una nipote del pittore Antonio Ciseri di Ascona, ma rimase fedele alla sua cittadinanza italiana e durante la Prima Guerra Mondiale si adoperò per la sua patria guadagnandosi il titolo di cavaliere. Per un certo periodo fu anche console italiano a Locarno.
Ma torniamo a dedicarci alla villa. L’edificio originario, nei tratti essenziali tutt’oggi riconoscibile, si presentava come una sorta di castello, con torretta in stile borghese vagamente post-romantico. Nel tipico giardino ottocentesco, secondo una moda dei tempi, non mancava neppure un tocco esotico: una gabbia di struzzi provenienti dall’Africa. Vicino alla villa si trovavano i magazzini del grano e le scuderie che formavano il cosiddetto “quartiere Farinelli”, poi demolito negli anni attorno al 1960. Villa Farinelli è stata ristrutturata negli anni Novanta.
Nel 1925, in occasione della Conferenza di Locarno, Benito Mussolini soggiornò a villa Farinelli e dunque non alloggiò con il resto della delegazione italiana, capeggiata da Vittorio Scialoja, nel vicino Grand Hotel. Il Duce era infatti giunto a Locarno solo il 15 ottobre, il giorno prima della firma del Patto Renano, partendo da Roma in treno per Milano, proseguendo poi in automobile fino a Stresa e in battello fino a Brissago, dove nuovamente salì in automobile per giungere a Locarno.
L’arrivo del Duce in città alimentò l’entusiasmo dei suoi numerosi ammiratori, ma anche qualche segno ostile. Scriveva un giornale francese: “inutile dissimulare che l’arrivo di Mussolini ha provocato nel paesello di Locarno una piccola rivoluzione”.